Uno spazio narrativo per raccontare i punti di vista, le suggestioni, le riflessioni sul continente africano, visto da dentro, dalla voce di chi è stato in Africa, ma anche da fuori, dall’Italia e dalla tanta “africanità” che in essa vive. Un'Africa che vive a sud del Sahara, ma che incontriamo anche sulle nostre strade, nelle nostre città. Un'Africa che, consapevoli o meno, ogni giorno incrocia le nostre vite.

mercoledì 10 aprile 2013

L'Uganda, Esther e il bisogno di ostetriche dell'Africa

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A vederla oggi, l'Uganda non sembra la stessa terra uscita, solo sette anni fa, da una delle più dolorose  guerre civili della storia africana: una guerra durata vent’anni, che  ha  causato  l’uccisione  di  oltre  100mila  persone,  provocando più di  1 milione e mezzo di  sfollati  interni  e  il  rapimento  di  40mila bambini.
--> A vederla oggi, l’Uganda ha ricucito tante ferite: frotte di ragazzini, uomini in bici e donne a piedi sono tornati a popolare le strade che un tempo erano presidiate dai ribelli; ovunque, anche nel bel mezzo di un niente apparente, una donna, con un bambino adagiato sulla schiena e qualche altro che le trotterella dietro, cammina con una tanica d’acqua o un cesto sulla testa, per colmare il bisogno di sopravvivenza quotidiana di una famiglia, una comunità, un villaggio. 
--> Essere madre qui non è una scelta, quasi mai. I figli arrivano quando devono arrivare, come gli acquazzoni di fine pomeriggio e, come gli acquazzoni, vengono accolti con la stessa pazienza di chi sa che la natura e gli eventi si possono solo assecondare. -->  
In Africa, più che altrove, la differenza tra la vita e la morte di una madre passa per un’ostetrica. Si può mettere al mondo una creatura senza un’ospedale, anche senza un medico. Ma senza un’ostetrica, ogni inciampo può finire in un baratro. Esther Madudu, 32 anni, è un'ostetrica formata da AMREF e impiegata dal governo ugandese presso l'Atiriri Health Centre IV, nel distretto di Katine. Il lavoro di Esther non si limita a far nascere i bambini, lei garantisce alle sue Mamas tutti i servizi prenatali: visite, consulenza alle donne sieropositive, educazione alimentare, assistenza e cure neonatali. “Facciamo nascere almeno 50 bambini al mese e visitiamo tra le 35 e le 40 donne al giorno” racconta Esther, che AMREF ha candidato al Nobel per la Pace 2015, in quanto simbolo del lavoro quotidiano delle ostetriche in Africa. “Qui al Centro siamo in due e lavoriamo per dieci. Ce n’è bisogno, non possiamo tirarci indietro. Ma se ci fossero più ostetriche, molte più madri in Africa potrebbero essere salvate”.  
--> Perché il problema è proprio questo: in Africa ci sono tante Esther che lavorano, ma non sono abbastanza.  -->
E’ qui che organizzazioni come AMREF formano il personale sanitario locale: ostetriche di comunità e Community Health Workers che, sulla base di un calendario ben programmato, raggiungono i villaggi più remoti, erogando servizi essenziali come le vaccinazioni, le visite prenatali, i corsi di educazione sessuale e riproduttiva, la formazione igienico-sanitaria domestica. Se è vero che il futuro dell’Africa è in Africa, probabilmente è da qui che può iniziare.   

Valeria Sabato, Ufficio stampa, AMREF Italia



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