Anche Kechene, come tutti gli slum che ho visitato, si sviluppa in un dedalo di vicoli su cui si affacciano case e botteghe di ogni tipo, la maggior parte delle quali costruite con fango e lamiera. C’è un fermento continuo, la vita non si ferma mai e nemmeno gli "affari", che portano tantissime persone a percorrere queste piccole e contorte strade sia di giorno che di notte.
Abbandoniamo l’auto che a un certo punto non può più proseguire e ci avviamo a piedi ad incontrare un gruppo di donne sieropositive che, formate da AMREF, si occupa di produzione di artigianato.
Di fronte all’ingresso di un capannone sono raccolte tante tazze, teiere, coppe e ad aspettarci c’è Tigest Wendon, leader del gruppo: “Noi ci occupiamo di produrre i contenitori utilizzati per preparare il caffè nel modo tradizionale etiope, che prevede l’uso di carboni ardenti” dice Tigest, una donna energica e con uno sguardo cristallino, che ci tiene a farmi vedere anche le materie prime necessarie alla produzione dei manufatti. Oltre ai tre componenti necessari a realizzare la pasta da modellare e all’acqua, fondamentale è il combustibile per il forno “realizzato grazie ad AMREF” - come tiene a precisare Tigest - costituito da foglie e piccoli rami, “che raccogliamo da sole nei boschi per risparmiare”. Legna e letame “ottimo, ma costoso!” mi dice Tigest ridendo insieme a Lisan.
“Siamo un gruppo che si è formato da circa tre anni, e da un anno siamo qui.” mi racconta Tigest. “Siamo tutte donne ed abbiamo un’età media di 29 anni”, donne affette da HIV. Tigest non parla volentieri della sua condizione perché in Etiopia l’HIV è ancora uno stigma molto discriminante, che può anche impedire di trovare una casa in affitto perché i proprietari non vogliono avere malati di HIV nelle proprie abitazioni. “Il nostro è un gruppo strutturato, con una leader, una segretaria ed una tesoriera. Abbiamo l’impegno a versare alla cassa comune 10 birr al mese (circa 50 cents, ndr) con cui paghiamo l’affitto e compriamo le materie prime per la produzione. Ognuna di noi poi produce e vende per se ai mercati della città ed altre occasioni particolari, come le fiere. AMREF ci ha permesso di diventare un gruppo riconosciuto, per questo abbiamo ottenuto l’affitto di questa struttura da parte del governo, ci ha fornito la formazione tecnica sulla gestione del gruppo e sulle modalità di vendita dei nostri prodotti, in questo modo ad esempio abbiamo abbassato molto le spese di produzione, e ci ha sostenuto nella realizzazione del forno che ci ha permesso di raddoppiare la produzione. Insomma la nostra vita è cambiata completamente e siamo molto orgogliose.”
Azzardo un’osservazione: “Immagino che anche i vostri mariti e le vostre famiglie siano felici di questa situazione”. Tigest mi guarda con un sorriso un po’ sarcastico e risponde: “Tutte noi abbiamo figli, poche anche un marito. Siamo noi la nostra famiglia, noi e i nostri figli. E ho un sogno: avere qualcuno che disegni per noi dei prodotti nuovi, per permetterci si espandere la produzione”.
Gian Paolo Vassallo, operatore AMREF Italia
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