Dal
2011, per questi ragazzi, ai margini di Dagoretti è sorta un’isola felice.
Una struttura ampia
e nuova, di proprietà di AMREF, dove possono recarsi ogni giorno e all’interno
della quale non solo trovano risposta ai loro bisogni di base, come
la salute, l’igiene e la nutrizione, ma diventano sempre più consapevoli anche dei loro
diritti di esseri umani.
Il Children Village, così viene chiamato il
Centro di Dagoretti per il recupero dei ragazzi di strada, è l’ultimo grande
risultato di un percorso iniziato dieci anni prima nel cuore stesso dello slum,
a Waithaka.
Rispetto alla vera e propria oasi del Children village, il
centro di Waithaka non è altro che un agglomerato di orticelli e monolocali.
Eppure nel percorrerne il vialetto interno, complice la silenziosa quiete che
non ti aspetteresti di trovare in uno slum, si ha l’impressione di essere nel
giardino dell’Eden, un luogo dove i diritti primari di ogni essere umano
vengono messi nella coscienza della gente comune, vengono nutriti e accuditi.
Primo
tra tutti, il diritto di esistere.
Se
doveste pensare al momento della vostra vita in cui avete iniziato ad esistere
agli occhi della società, forse come me pensereste al momento in cui siete stati
partoriti.
E
invece no. L’istante preciso in cui abbiamo iniziato
ad esistere in questa società, è stato quando nostra madre ha firmato per noi
il certificato di nascita!
In
Africa la condizione è la stessa. Con la non trascurabile differenza che soltanto
il 24% dei bambini del Kenya ne possiede uno. *
Non
tutte le madri infatti, appena partoriscono, registrano all’anagrafe il
proprio piccolo. Non certo per cattiveria, ma per una questione di cultura e di
necessità, perchè gli uffici presso i quali è possibile richiedere il
certificato sono troppo lontani da casa; perché non partoriscono in ospedale,
dove il certificato viene rilasciato automaticamente; perché esistono ancora
residui di una vecchia tradizione, per la quale nessuna donna poteva richiedere
un certificato o un documento personale senza il permesso di un padre o di un
marito.
In uno
slum, dove si vive costretti in un recinto di povertà, talmente alto da non poter
scorgere nessun orizzonte, e senza servizi di base come l’assistenza sanitaria
e la scuola, le madri semplicemente non posso immaginare l’importanza a lungo
termine di un certificato di nascita.
Una
scartoffia che, tra le tante cose, ti apre la porta del NCIF, il sistema
sanitario keniota (cosicchè se hai bisogno di cure mediche presso un ospedale
pubblico, le spese vengono coperte in parte dall’ ospedale stesso), ma anche
dell’istruzione (senza certifcato di nascita non puoi sostenere esami, non puoi
diplomarti e quindi non puoi fare affidamento nemmeno sulla tua educazione per
uscire dalla situazione di degrado nella quale sei nato).
Per
questo, in uno dei monolocali di Waithaka, ogni giorno un collega africano di
AMREF incontra le donne della comunità che hanno bisogno di un aiuto con la
burocrazia kenyota. Quando gli ho chiesto qual era il suo lavoro nello
specifico, mi aspettavo un dettagliato resoconto della sua giornata tipo tra un
ufficio e l’altro. Ma lui ha
risposto solamente: “empowering comunities”, dare potere alle comunità
africane.
È un
piccolo vivaio, dove frutta e ortaggi vengono coltivati all’interno di pile di
pneumatici ricolmi di terra. Perché nello slum non ci sono grandi appezzamenti da coltivare, per questo si cerca di insegnare alla comunità modi nuovi e
funzionali per provvedere alla propria sussistenza alimentare.
Waithaka è una
scuola. C’è una sola aula, le cui pareti sono decorate da giganti
lettere dell’alfabeto, ma le lezioni non vengono tenute per i bambini, bensì
per tutte le donne della comunità che anche in età avanzata hanno capito che
non è mai troppo tardi per migliorare la propria condizione.
Waithaka
è anche una biblioteca. Un locale pulito e tranquillo per incontrarsi, dove
fare i compiti, comporre un puzzle, leggere un libro che arriva da lontano oppure
un quotidiano.
Un luogo dove la
miseria non può entrare e dove pagina dopo pagina, parola dopo parola, il
recinto della povertà cede sotto i colpi di una coscienza umana nutrita e su di
esso si aprono lunghe crepe, finestre su un domani ancora da conquistare.
Giulia Calanca, Operatrice AMREF Italia
* Kenya Demographic Health Survey
2008-2009.
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