Così scriveva nella prima metà dell’800 Alessandro Manzoni
(in Storia della colonna infame) per ambientare i delitti che furono compiuti
contro innocenti durante la peste del 1630 da una giustizia che cercava dei
colpevoli in luogo della verità.
Questa brutta vicenda umana è stata ricordata da una compagnia
di rifugiati/attori, ragazzi e ragazze arrivati in Italia da diversi paesi del
continente africano – Senegal, Costa d’Avorio, Nigeria, Congo, Guinea – e che
hanno provato attraverso il teatro a far capire la loro storia, raccontare i
loro sogni, le loro attese. E, seguendo uno schema binario, hanno ripercorso il
saggio del Manzoni accompagnando in parallelo lo spettatore nella loro vicenda.
Forti emozioni sono state evocate dalla leggerezza di corpi
nati per ballare, cantare, giocare e che invece hanno conosciuto la tortura, la
segregazione, l’esilio, la prigionia.
Un’ora e mezzo di lingue africane intrise di musicalità, di
scenari mai mostrati sebbene protagonisti, hanno condotto chi guardava
nell’immaginazione di una vita che solo in parte crediamo di conoscere. Quella
di chi viene incolpato di viaggio – come dice Erri De Luca – e per questo
subisce tortura, un metodo per annientare l’identità umana e far soccombere
una persona. Senza sentirsi assassino.
Teneri, belli, appassionati: questi attori improvvisati –
bravissimi perché recitavano se stessi e generazioni di altri sé – hanno
ricordato a chi era presente che tanto c’è ancora da fare per liberare questo
mondo dall’ingiustizia e dall’arroganza che nascono dall’ignoranza creando le
condizioni per un dolore infinito.
25 giugno: Giornata Internazionale a sostegno delle vittime
di tortura. Il CIR, Antigone e la campagna LasciateCIEntrare l’hanno celebrata
così.
Paola Ferrara, Direttore della Comunicazione, AMREF Italia
Paola Ferrara, Direttore della Comunicazione, AMREF Italia
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