Uno spazio narrativo per raccontare i punti di vista, le suggestioni, le riflessioni sul continente africano, visto da dentro, dalla voce di chi è stato in Africa, ma anche da fuori, dall’Italia e dalla tanta “africanità” che in essa vive. Un'Africa che vive a sud del Sahara, ma che incontriamo anche sulle nostre strade, nelle nostre città. Un'Africa che, consapevoli o meno, ogni giorno incrocia le nostre vite.

lunedì 24 giugno 2013

Mary non scappa

Mary non ha più di 13 anni, vive nella baracche dei soldati alle porte di Maridi, in Sud Sudan.
Mary è dinka, meno di due anni fa si è trasferita con tutta la famiglia a Maridi seguendo il lavoro di papà.
Mary non si ricorda bene di Papà, soldato del Sud Sudan, che poco dopo il trasferimento a Maridi fu mandato nella divisione di Jongley State, lasciandola sola con Mamma e gli altri.
Mary non mi parla, ma si capisce al volo che vorrebbe provare la penna che sto usando per scrivere sul quaderno.
Mary è un poco timida. Non mi guarda sempre negli occhi, ma l’infantile curiosità vince su ogni incertezza e s’avvicina. Ma poi scappa via in fretta.
Mary è tornata a sedersi accanto a Mamma sulla panca, sbirciandomi e girando poi il capo per nascondere sorrisi divertiti.
Mary non scappa quando m’avvicino e mi siedo accanto a loro porgendole la penna.
Mary non scappa, no. Mary sapeva che l’avrei seguita, per conoscere la Mamma.
Mary non ringrazia prendendo la penna, ma la guarda e la mette in tasca. Poi la riprende, la guarda di nuovo e prova a scrivere col tappo ancora sulla punta della biro.
Mary non mi guarda intimidita quando tolgo il cappuccio dalla punta e le mostro come scrivere. Mary impugna la penna nuovamente e traccia linee blu sul foglio del quaderno poggiato sulle ginocchia.
Mary ora guarda la mamma, tiene la penna stretta in pugno. La mamma guarda me e mi confida qualcosa in un arabo mischiato, un idioma che forse si trascina i resti dei molteplici trasferimenti.
Mary ci guarda, tutti e tre. Guarda la Mamma, guarda me e guarda Charles, l’operatore AMREF che si è avvicinato per tradurre all’una e alle altre. Le confidenze sulla vita di Mary, sul suo presente e il prossimo futuro.
Mary mi guarda mentre ascolto le parole in Inglese di Charles, Mary che non frequenta la scuola, Mary che deve aiutare la Mamma a prendersi cura dei fratelli e delle sorelle più giovani.
Mary ora si alza dalla panca dell’ingresso del Dipartimento di Maternità pronta a seguire la Mamma, che ci saluta dopo aver ricevuto i risultati degli esami.
Mary mi saluta da lontano con la il braccio alzato e la penna in pugno mentre s’allontana con la Mamma che ha accompagnato all’Ospedale di Maridi.
Mary presto avrà un altro fratellino o forse una nuova sorellina di cui prendersi cura.

Dedicato a tutte le Mary del Sud Sudan.



Cristina Raho, Project Manager – Programme Unit, AMREF Italia

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