«Buongiorno.
Nella classe blu si è verificato un caso di ossiuri. Controllate i vostri
bambini». Il
messaggio arrivava dalla rappresentante di classe di mio figlio piccolo che ha
tre anni e che, negli ultimi mesi di scuola materna, è scampato miracolosamente
all’assalto dei pidocchi, a un’epidemia di varicella e a quella di un’altra
malattia esantematica che si chiama mani-piedi-bocca.
Non
avevo la più pallida idea di cosa fossero gli ossiuri. E, felicemente ignara, non sentivo il peso
della lacuna. Ho scoperto che sono dei parassiti che somigliano a vermi,
bianchi e filamentosi. Si annidano nell’intestino e provocano un’infezione
piuttosto fastidiosa. La prospettiva di un’invasione di queste infide e
disgustose creature all’interno del mio bambino mi ha gettato per un attimo nel
più cupo sconforto. Poi
ho letto che basta una pastiglia per debellarli, così come basta uno shampoo
per cacciare i pidocchi e molta pazienza per far passare varicella e
mani-piedi-bocca. E ho pensato che ci sono motivi migliori per farsi prendere
da panico e sconforto.
Durante
il mio viaggio in Uganda con AMREF, una mattina ci siamo fermati a visitare un
presidio ospedaliero. Abbiamo parcheggiato la macchina e siamo scesi. Un
bambino - avrà avuto l’età di mio figlio piccolo, quello che rischia gli ossiuri
- si è avvicinato alla jeep, quatto quatto. Ha raccolto un sasso da terra e lo
ha lanciato contro il cofano. Occhi grandi, sguardo di sfida, una maglietta
bianca con una scritta che parlava del suo papà, il piglio del bandito
professionista. Compiuta la sua eroica e trasgressiva prodezza, colto da panico
o senso di colpa improvviso, è corso fulmineo a nascondersi tra le gambe della
sua mamma, deponendo i panni del malvivente e riprendendo quelli del bimbetto
che era. L’ho fotografato, nel suo rifugio fatto di gambe e di gonna.
L’immagine
di quel bambino che guarda spavaldo l’orizzonte mi è tornata alla mente quando,
pensando agli ossiuri, spiegavo a mio figlio che doveva lavarsi le mani
benissimo e cercare di non mettersele in bocca.
Quel
bambino può considerarsi molto fortunato. E non perché non rischia di prendersi
gli ossiuri che proliferano nei climi temperati e non in Africa. Ma perché è
sopravvissuto alla nascita ed è sopravvissuta al parto anche la sua mamma. Quel
bambino aveva una probabilità di morire venendo al mondo 17 volte maggiore
rispetto a mio figlio.
Tuttavia,
per lui, la strada è ancora in salita, in una zona del mondo in cui un bambino
su otto muore prima dei cinque anni.
Potrebbe
essere punto da una zanzara e ammalarsi di malaria, potrebbe prendere la
polmonite che è la prima causa di mortalità infantile in quei luoghi, o una
semplice diarrea che lì può rivelarsi fatale, o il morbillo di cui da noi,
grazie al vaccino, non si parla più. Quel bambino poi potrebbe essere sotto
nutrito, malnutrito oppure potrebbe essere morsicato da uno scorpione, da un
serpente. O avere una febbre che non passa, per colpa di una zecca.
L’infanzia
di quel bambino è un percorso a ostacoli e in salita.
L’infanzia
dei nostri figli è uno scivolo.
I
bambini hanno gli stessi diritti, dovunque essi siano nati. Lo dice anche la
Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo. Hanno diritto a una speciale
protezione e «devono
poter crescere e svilupparsi in modo sano».
Peccato che non succeda.
Forse dovremmo ricordarcene quando
abbiamo paura degli ossiuri.
Elasti per AMREF Italia
Condivido tutto, dall'ansia che ti prende all'inizio, alla consapevolezza che per noi non sono proprio niente...ah, un'altra cosa: noi li abbiamo sconfitti con uno sciroppo ai semi di pompelmo :-)
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