Uno spazio narrativo per raccontare i punti di vista, le suggestioni, le riflessioni sul continente africano, visto da dentro, dalla voce di chi è stato in Africa, ma anche da fuori, dall’Italia e dalla tanta “africanità” che in essa vive. Un'Africa che vive a sud del Sahara, ma che incontriamo anche sulle nostre strade, nelle nostre città. Un'Africa che, consapevoli o meno, ogni giorno incrocia le nostre vite.

martedì 18 giugno 2013

Ossiuri

«Buongiorno. Nella classe blu si è verificato un caso di ossiuri. Controllate i vostri bambini». Il messaggio arrivava dalla rappresentante di classe di mio figlio piccolo che ha tre anni e che, negli ultimi mesi di scuola materna, è scampato miracolosamente all’assalto dei pidocchi, a un’epidemia di varicella e a quella di un’altra malattia esantematica che si chiama mani-piedi-bocca.
Non avevo la più pallida idea di cosa fossero gli ossiuri.  E, felicemente ignara, non sentivo il peso della lacuna. Ho scoperto che sono dei parassiti che somigliano a vermi, bianchi e filamentosi. Si annidano nell’intestino e provocano un’infezione piuttosto fastidiosa. La prospettiva di un’invasione di queste infide e disgustose creature all’interno del mio bambino mi ha gettato per un attimo nel più cupo sconforto. Poi ho letto che basta una pastiglia per debellarli, così come basta uno shampoo per cacciare i pidocchi e molta pazienza per far passare varicella e mani-piedi-bocca. E ho pensato che ci sono motivi migliori per farsi prendere da panico e sconforto.

Durante il mio viaggio in Uganda con AMREF, una mattina ci siamo fermati a visitare un presidio ospedaliero. Abbiamo parcheggiato la macchina e siamo scesi. Un bambino - avrà avuto l’età di mio figlio piccolo, quello che rischia gli ossiuri - si è avvicinato alla jeep, quatto quatto. Ha raccolto un sasso da terra e lo ha lanciato contro il cofano. Occhi grandi, sguardo di sfida, una maglietta bianca con una scritta che parlava del suo papà, il piglio del bandito professionista. Compiuta la sua eroica e trasgressiva prodezza, colto da panico o senso di colpa improvviso, è corso fulmineo a nascondersi tra le gambe della sua mamma, deponendo i panni del malvivente e riprendendo quelli del bimbetto che era. L’ho fotografato, nel suo rifugio fatto di gambe e di gonna.


L’immagine di quel bambino che guarda spavaldo l’orizzonte mi è tornata alla mente quando, pensando agli ossiuri, spiegavo a mio figlio che doveva lavarsi le mani benissimo e cercare di non mettersele in bocca.
Quel bambino può considerarsi molto fortunato. E non perché non rischia di prendersi gli ossiuri che proliferano nei climi temperati e non in Africa. Ma perché è sopravvissuto alla nascita ed è sopravvissuta al parto anche la sua mamma. Quel bambino aveva una probabilità di morire venendo al mondo 17 volte maggiore rispetto a mio figlio.
Tuttavia, per lui, la strada è ancora in salita, in una zona del mondo in cui un bambino su otto muore prima dei cinque anni.
Potrebbe essere punto da una zanzara e ammalarsi di malaria, potrebbe prendere la polmonite che è la prima causa di mortalità infantile in quei luoghi, o una semplice diarrea che lì può rivelarsi fatale, o il morbillo di cui da noi, grazie al vaccino, non si parla più. Quel bambino poi potrebbe essere sotto nutrito, malnutrito oppure potrebbe essere morsicato da uno scorpione, da un serpente. O avere una febbre che non passa, per colpa di una zecca.

L’infanzia di quel bambino è un percorso a ostacoli e in salita.
L’infanzia dei nostri figli è uno scivolo.
I bambini hanno gli stessi diritti, dovunque essi siano nati. Lo dice anche la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo. Hanno diritto a una speciale protezione e «devono poter crescere e svilupparsi in modo sano». Peccato che non succeda.
Forse dovremmo ricordarcene quando abbiamo paura degli ossiuri.

 Elasti per AMREF Italia

1 commento:

  1. Condivido tutto, dall'ansia che ti prende all'inizio, alla consapevolezza che per noi non sono proprio niente...ah, un'altra cosa: noi li abbiamo sconfitti con uno sciroppo ai semi di pompelmo :-)

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