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Chiara Valerio |
4.10
am. Al gate 6 - transiti - persone che russano, altre che parlano
sommessamente, il flusso continuo delle breaking news di Al Jazeera e il suono
di un carillon che, tre file più in là, viene acceso e spento per far
addormentare un bambino attaccato con un panno alla schiena della madre. Quando
piange, la donna si piega per farlo stare in orizzontale, come su un lettino.
Dalla finestra si vedono le piste di atterraggio, quiete e quasi deserte, vista
l'ora. Da un buco in una finestra, che subito mi aveva rallegrato, adesso entra
l'aria satura di fumi di gomma e di benzina che si respiava all'aeroporto del
Cairo.
6.09
am. è giorno pieno. Ed è piena anche la sala d'aspetto del gate 6. Molti
asiatici, molti bianchi con passaporto sudafricano. Fuori è tutto piatto, terra
e cielo sono privi di variazione, sembrano perenni, durevoli, risalenti nel
tempo e nello spazio. L'orizzonte non è un filo, ma un nastro, spesso.
Chiara Valerio
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